Il sogno di Giuseppe e il nostro
Assieme al Consiglio Pastorale abbiamo riconosciuto uno stile fondato su cinque cardini: ACCOGLIENZA, RELAZIONI, PAROLA, EUCARISTIA, ESSENZIALITÀ. Da un lato si tratta di cinque germogli che vediamo già presenti nella nostra comunità, dall’altro sono ciò che desideriamo continuare ricercare e coltivare.
Vorremmo, infatti, che chi vive la nostra comunità cristiana e chi vi entra in contatto in modi e per motivi differenti, possa sperimentare un’ACCOGLIENZA fatta di RELAZIONI autentiche: rispettose e trasparenti, che lascino intravedere il desiderio di camminare assieme dietro al Signore.
Perché questo stile si concretizzi, riconosciamo il bisogno di sostare in ascolto della PAROLA e di ritrovarci attorno all’EUCARISTIA: di scoprire sempre più come l’una illumini il nostro cammino e l’altra ci spinga ad una comunione che va oltre ogni possibile differenza.
In tutto questo crediamo serva il coraggio dell’ESSENZIALITÀ: di proporre cioè una pastorale ed una liturgia che non puntino alla quantità e nemmeno alla novità fine a se stessa ma che ci aiutino a sperimentare la presenza del Signore attraverso poche proposte fatte con semplicità e con cura.
Un’icona biblica
L’icona che ci accompagna è IL SOGNO DI GIUSEPPE (Mt 1, 18-25). Non solo perché è il nostro patrono ma perché il falegname di Nazaret ha vissuto quei 5 elementi che anche noi vorremmo realizzare e può aprirci la strada e intercedere per noi.
Così fu generato Gesù Cristo: non solo gli uomini e le donne del nostro tempo hanno bisogno di sentirsi accolti ma Gesù stesso, per incarnarsi allora e per poterlo fare oggi, ha bisogno di trovare ACCOGLIENZA.
Poiché era uomo giusto … decise di ripudiarla in segreto: il racconto ci aiuta a non illuderci. Non è facile ed immediato vivere l’accoglienza, non lo è stato nemmeno per Giuseppe: spesso si frappongono mentalità diverse e situazioni di vita differenti. Difficoltà che si superano solo rimanendo con pazienza nelle RELAZIONI: aperti e capaci di cogliere la diversità come un dono.
Gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe non temere. Al centro, al cuore della vita e delle decisioni di Giuseppe e – così ci auguriamo – della nostra comunità, c’è la Parola di Dio, che ci indica la via da seguire.
A Lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi: in Gesù, non solo Dio ci indica la via dell’accoglienza ma ci dice la sua vicinanza e il suo sostegno, la sua disponibilità a compromettersi con noi nel cammino che porta alla comunione. È quanto celebriamo nell’EUCARISTIA, che vorremmo rimanesse il centro della nostra vita di comunità.
Quando si svegliò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo: infine, quella di Giuseppe è una storia fatta di ESSENZIALITÀ, in cui l’ascolto della Parola e la tensione a vivere secondo il senso e le indicazioni che ne trae, sono il perno attorno al quale tutto ruota.
Consapevoli di tutta l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità del cammino che abbiamo intravisto (Ef 3, 18), chiediamo a Giuseppe di esserci veramente e profondamente patrono: padre non solo del Signore Gesù ma anche nostro; non solamente esempio ma intercessore presso Dio, perché lo Spirito che ha mosso il suo sogno e le sue azioni possa guidare anche il nostro sogno e il nostro agire nel tentativo di realizzarlo, insieme, passo dopo passo.